Quando abbiamo un genitore malato di cui prenderci cura, o un parente bisognoso di cure 24 ore al giorno, è importante che ci siano delle persone che si prendono cura di noi. Non siamo degli automi che possono passare la loro vita a dare agli altri senza rischiare di prosciugare le nostre energie. Siamo talmente tanto concentrati su chi soffre, sul prenderci cura di chi soffre che spesso ci dimentichiamo che anche noi rischiamo di soffrire. È per questo che abbiamo anche noi bisogno di qualcuno che ci dia attenzioni e ci sollevi ogni tanto dalle nostre responsabilità, magari solo facendoci dimenticare per un attimo la nostra situazione, abbracciandoci e facendoci ridere. Per questo vorrei ora dare qualche consiglio, non a chi si prende cura di persone malate, ma ai loro amici e familiari.
Offrire il proprio aiuto (e accettare anche i rifiuti)
Se il tuo amico o il tuo prossimo si prende cura di qualcuno con una malattia terminale, vai e aiutalo ad aiutare invece di aspettare lì che venga lui da te. Se qualcuno non vuole il tuo sostegno, lo dirà, ma nove volte su 10 saranno felici. Molte persone infatti, in quelle situazioni non riescono a chiedere aiuto, perché sono orgogliosi oppure perché non ci pensano: non riescono a pensare a se stessi perché troppo presi dal malato.
Se vuoi aiutare una famiglia o una persona in una situazione simile, puoi chiedere direttamente se ci sono cose pratiche che puoi fare. Ad esempio: hanno bisogno di fare la spessa, di caricare lavatrici arretrate, di portare il cane una passeggiata.
Concedi una Pausa al tuo amico
Quando ci si sta prendendo cura di una persona cara, aiuta davvero se qualcuno può venire a sedersi vicino al nostro parente malato per un’ora o giù di lì, mentre magari facciamo una doccia, riposiamo o anche fare una meritata, breve passeggiata fuori.
Voglio comunque dare un suggerimento anche a chi si sta prendendo cura della parente: non cercare di fare tutto da soli. C’è sicuramente qualcuno che può aiutarvi là fuori, tuttavia non sempre lasciamo capire che abbiamo bisogno di una mano. Spesso per imbarazzo o per non far preoccupare le persone accanto a noi, cerchiamo di essere più composti possibili, non ci lamentiamo, magari, noi donne, copriamo i segni della stanchezza con il make-up. Tuttavia per quanto la società ci insegni ad essere forti e coraggiose senza mai lamentarci, come se i compiti di cura fossero la strada per la santità, un obbligo morale a cui rispondere con gioia, è in realtà un compito ingrato, faticoso, che toglie tempo alle nostre carriere e alle nostre vite. Abbiamo bisogno di aiuto e dobbiamo imparare a pretenderlo perché non siamo infermiere, non veniamo pagate per prenderci cura, magari, della madre o del padre di nostro marito o del nostro compagno. Ma dato che la società è questa e tocca a noi farlo, almeno facciamo vedere che il nostro è un sacrificio e, soprattutto, pretendiamo che questo sacrificio sia condiviso: con nostro marito, con i fratelli di chi sta male, con gli amici di tutti. Perché salvare una vita non vuol dire e non deve voler dire rovinarne un’altra. Quindi chiedere aiuto e prendere tutto ciò che è vi viene offerto. Tutti questi suggerimenti sono importanti, perché le malattie terminali, prima di tutte il cancro, è qualcosa che interessa e interesserà tutti noi. Ad un certo punto, interesserà la maggior parte delle famiglie, chi si ammalerà in prima persona e chi avrà un parente stretto o non, oppure un amico che si ammalerà. Memorabile un sondaggio che dimostra che più della metà degli italiani (51%) non sa come e dove richiedere consigli sulla gestione delle malattia terminali. Addirittura, il 45% cerca di evitare il tema della malattia terminale del tutto.